G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee

Solo il fiore che lasci sulla pianta è tuo. (Aldo Capitini)
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Il Giros non intende occuparsi di richieste di determinazioni su piante estirpate, pratica contraria al nostro statuto e alla nostra deontologia. Provvederemo quindi a cancellare discussioni in cui vengano presentate piante raccolte, con la speranza che questo non avvenga. Le orchidee sono piante rare e necessitano di tutela. Il primo degli obiettivi del Giros è la salvaguardia loro e del loro habitat. Nulla di personale dunque, solamente non possiamo nè vogliamo aiutare in alcun modo chi estirpa le orchidee, qualunque sia il motivo.



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E con questa immagine dei fiori con riferimento millimetrico, sia io che Mauro vi salutiamo.
Grazie della cortese attenzione.


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Questa nuova entità è stata descritta da Tyteca & Gathoye nel 1990 con locus classicus a Contamines in Haute-Savoie (Francia), ed è stata declassata a sottospecie Dactylorhiza maculata subsp. savogiensis da Kreutz nel 2004.

Premesso questo, attualmente ha un areale non ben definito a causa della confusione con altre entità del gruppo di Dactylorhiza maculata. Risulta presente in diverse regioni alpine di Francia e Svizzera, nel Massiccio Centrale francese, nei Pirenei e nelle Alpi Marittime francesi (Dusak & Prat, 2010) Le segnalazioni delle Alpi Marittime francesi riguardano una stazione di una decina di esemplari rinvenuta da J.P. Amardeilh a Isola 2000 l’8 luglio 1996; lo stesso giorno J.P. Amardeilh (com. pers.) individuava la specie in territorio italiano nel Vallone di Sant’Anna in Valle Stura di Demonte, dato confermato dai ritrovamenti recenti oggetto della presente nota. Vegeta nelle praterie umide e nelle torbiere su substrato acido, a quote comprese tra 1200 e 2300 m.
Si riportano di seguito i caratteri utili a discriminare Dactylorhiza savogiensis dalle specie affini. Fusto: 25-50 cm, slanciato, pieno, tinto di porpora nella parte superiore. Foglie: poco numerose, 3-5, maculate lineari- lanceolate debolmente carenate, la prima dal basso più larga della seconda. Infiorescenza: densa lunga 4-9 cm, composta da 15-30 fiori. Fiori: grandi di colore rosso violaceo più o meno scuro. Labello: piano o poco convesso, profondamente trilobato lungo 8,5-11 mm e largo 10,5-14 mm, bianco intorno alla gola dello sperone, densamente percorso da motivi di linee e puntini purpurei. Lobo mediano più o meno emergente dai laterali, largo quasi come i laterali, occupa 24-37 % della larghezza del labello.
Si differenzia da Dactylorhiza maculata subsp. fuchsii per il minor numero di foglie (D. savogiensis: 3-5, D. m. subsp. fuchsii: 6-9), sperone incurvato verso il basso (dritto in D. m. subsp. fuchsii), labello meno profondamente trilobato, colorazione più scura dei fiori, habitat differente: vegeta in torbiere e praterie umide su substrato acido, mentre D. m. subsp. fuchsii si trova nei prati asciutti o moderatamente umidi, boschi chiari, su terreno calcareo o debolmente acido.
Tratto da: Note Floristiche Piemontesi

Oltre alle caratteristiche sopra riportate consiglio comunque vivamente di recuperare anche il protologo della descrizione. Ad ogni modo, osservando solamente le foto, mi sembra che alcuni caratteri distintivi nelle piante di Mauro e Massimo ci siano (fusto tinto di porpora nella parte superiore, minor numero di foglie, debolmente carenate, la prima più larga della seconda) mentre non mi sembra che abbiano fiori di colorazione più scura e intensa, nè lo sperone incurvato verso il basso, il labello non è densamente percorso da elementi decorativi ed troppo profondamente inciso... questo almeno per quel che vedo dalle foto e che mi porta a classificarle come D. fuchsii. Se poi questi caratteri sono sufficienti ad istituire una nuova sottospecie, è tutta un'altra storia e solo la genetica prima o poi ci darà risposte! :davvero_felice: :occhilino:

A tal proposito traggo spunto dal seguente articolo:
Yohan Pillon et al., 2007: Evolution and temporal diversification of western European polyploid species complexes in Dactylorhiza (Orchidaceae) - PDF: http://msubiology.info/shipunov/author/pillon2007.pdf

Dactylorhiza maculata group. — Although morphologically based studies are divided on whether to recognize D. maculata, D. fuchsii and D. saccifera as separate species (cf. Dufrêne & al., 1991; Bateman & Denholm, 1989, 2003; Ståhlberg, 2007), there is growing molecular evidence that the former two represent lineages evolved in isolation for a considerable period of time, and most of us (not MH) argue that all three are best regarded as distinct species. They have distinct ITS sequences (Fig. 3: Pridgeon & al., 1997; Bateman & al., 2003) and, at least in Sweden, are readily distinguished using AFLP data (Hedrén & al., 2001). In this study we found markers in both the plastid and the nuclear genomes that clearly distinguish among the three taxa. Admittedly, we have also observed mixing of these markers in several accessions, but we believe that this is due to secondary hybridization and/or introgression rather than incomplete lineage sorting. In this context, an introgression zone including two distinct genotypes within D. maculata s.str. has recently been documented in Sweden (Ståhlberg, 2007). As regards D. saccifera, increased sampling is required from the Balkans to decide whether the taxon is distinct from D. fuchsii ; the distinctive ITS alleles (Fig. 3) found in most accessions of D. saccifera indicates that it too existed in isolation from both D. fuchsii and D. maculata for a significant period of time. Another line of evidence for their distinctiveness comes from the allotetraploids, which allow us to infer genetic content of their parents. In allotetraploids, markers characteristic of D. fuchsii and D. maculata are rarely combined, indicating that at the time and place of the formation of the allotetraploids D. fuchsii and D. maculata were clearly distinct and not hybridizing as extensively as they are today. A few samples identified as Dactylorhiza maculata that had some D. fuchsii markers (ITS type and haplotype) or vice versa provide circumstantial evidence of hybridization or introgression. Artificial hybridization of these two species has revealed substantially greater fertility in back-crosses than in the first generation (Bateman & Haggar, in press). Distinguishing between D. fuchsii and D. saccifera also proved challenging. The most problematic situation was encountered in the Alps region (eastern France, Switzerland and Austria: Fig. 6), where many samples exhibited both fuchsii and maculata markers, whereas such cases are rarer in the British Isles and southern Scandinavia. A recent set of 20 accessions of Dactylorhiza sampled from acidic sites that should have been assigned to D. maculata if they were found in western Europe (M. Chase, G. Fischer & D. Dockrel, unpubl.) showed that every one of them was a recent hybrid of D. fuchsii and D. maculata (recent because they all exhibited both ITS alleles). These genetic observations correlate well with morphology, as field botanists regard the two species as more difficult to distinguish in central Europe (Heslop-Harrison, 1951; Dufrêne & al., 1991; Bournérias & Prat, 2005) than in marginal areas in the northwestern part of the Continent (Bateman & Denholm, 1989, 2003; Pedersen, 1998, 2004). Furthermore, putative species morphologically intermediate between D. fuchsii and D. maculata, such as D. savogiensis and D. sudetica, have been described in the Alps and contiguous uplands (e.g., Delforge, 2001). Unfortunately, the ploidy of these plants remains unknown. [...]


Per un confronto: Orchidées de France... Dactylorhiza savogiensis
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«Nomina si nescis, perit et cognito rerum» - Se si ignora il nome delle cose, se ne perde anche la conoscenza. C. Linnaeus, Philosophia botanica (1751)

«I was much struck how entirely vague and arbitrary is the distinction between species and varieties. Charles Darwin, On the Origin of Species (1859)

«This disagreement regarding bee orchid diversity represents a particularly extreme example of a phenomenon that frequently afflicts taxonomy - a dichotomy between researchers who divide natural variation into as many units as possible (splitters) and others who aggregate those subtly different units into entities that they consider to be either more easily recognised or more biologically meaningful (lumpers)» - R.M. Bateman

«Un fiore, anche il più insignificante, è la mirabile risultanza di un collaudato progetto genomico, di precisi equilibri ecologici, dell'azione congiunta del sole, del terreno, della pioggia e della rugiada, del vento e degli insetti impollinatori. Quale unica specie consapevole della complessità di questi processi e della preziosità del risultante dono, è nostro dovere promuoverne la conoscenza e prodigarci per la sua protezione» - G. Sciarretta


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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 11:12 
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Grazie Luca per l'intervento.
La/le descrizioni le avevo cercate e lette.
Ricordo che sono piante ad inizio antesi, ma l'habitus che ho "visto" quando ho osservato le piante ritrovate mi ha fatto venire immediatamente in mente questa immagine della Ns. rivista.
Un saluto da
Massimo


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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 14:30 
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Ciao Massimo,
in attesa di risposte sicuramente più autorevoli delle mia (ho segnalato il tuo post a chi so che conosce bene la D. savogiensis) mi permetto di riportare ancora un paio di osservazioni tratte da:

Devillers, P. & Devillers-Terschuren, J.A. 2000. Dactylorhiza sudetica in the Giant Mountains. Extended summary. Royal Belgian Institute of Natural Sciences website: http://www.natuurwetenschappen.be/cb/do ... detica.htm

The Alpine plants were described by Tyteca & Gathoye (1990b) under the name of D. savogiensis. Later, Tyteca & Gathoye (1991) proposed to place this name in the synonymy of D. sudetica, a step followed notably by Delforge (1994), Quentin (1995) and Bournérias et al. (1998), but questioned, rightly, by Gölz & Reinhard (1997) and Schmid (1998). D. savogiensis is a distinct and valid species that does not show any marked resemblance with D. sudetica. The photos published by Gathoye (in Tyteca & Gathoye 1990b), Delforge (1994), Tyteca (in Bournérias et al. 1998), those that we have taken at the col de la Madeleine in July 1984, and the descriptions by Tyteca & Gathoye (1990a, 1990b), and Gölz & Reinhard (1997, 1998) show that D. savogiensis is a fairly robust plant with an elongated, multiflorous inflorescence, narrow, lanceolate, sharply pointed leaves, large flowers with an ample lip recalling that of D. maculata, with a generally saturated color giving little contrast between background and design. These characters contrast strongly with the often short and relatively pauciflorous inflorescence, the oblong obtuse leaves, the small, pale-coloured flowers with a very contrasted design and a prominent central lobe of D. sudetica.

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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 15:07 
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buongiorno, volevo già rispondere ieri sera ma siccome volevo allegare delle immagini ed era tardi...Comunque già Luca ha citato la nostra segnalazione sulle note Floristiche: aggiungo che è determinante l'ambiente in cui sono state trovate, per la savogiensis sempre su torbiere e soprattutto pendii sfagnosi ruscellati con abbondante acqua, anche bordi strada dove percola l'acqua, sempre su suoli acidi oltre i 1200/1300 metri. Alcuni elementi effettivamente farebbero pensare a savogiensis, soprattutto il numero ridotto di foglie; quelle che ho visto io però hanno un'infiorescenza molto più densa, e "robusta", fiori grandi con labello disteso a ventaglio e lobo centrale largo quasi come i lateraii. In genere molto numerose e assolutamente predominanti. Ho un pò di dubbi, se hai dati più precisi sull'habitat cerchiamo di chiarire. Stasera quando torno a casa posto delle fotografie dei vari siti di rinvenimento.
Amalita


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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 15:30 
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Messaggi: 4
Località: Piemonte Torino
Aggiungo a quanto scritto da mia moglie: escluderei che si tratti di una savogiensis il cui lobo mediano è più o meno emergente dai laterali, LARGO quasi COME i LATERALI, mentre le piante della foto hanno lobo centrale MOLTO emergente dai LATERALI e decisamente più STRETTO di questi (oltre agli altri caratteri elencati da Amalita e Luca). Fondamentale resta comunque il substrato e l'ambiente: basico-fuchsii, acido e sempre in ambienti umidi savogiensis. Amalita ed io abbiamo visto diverse volte in montagna (anche al confine tra le province di Cuneo e Imperia) esemplari di D. fuchsii in ambienti + o - umidi, un po' gracili come quelli delle foto, portanti poche foglie e dalla colorazione + scura rispetto a esemplari classici di bosco solitamente molto + chiari.

Un caro saluto Lorenzo


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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 17:14 
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Posso dare il mio piccolo contributo ? Penso di aver conosciuto una decina di stazioni di D. savogensis, la maggior parte in Valle Stura, alcune in V. Grana ed una che penso di rivisitare quest'anno in alta V. Varaita.
Chiedo innanzitutto a Max e Mauro gli esemplari che avete postato sono di bassa statura? Sul libro della SFO viene presentata una subsp. fuchsii psychrophila dal fusto esile.
Ciao Fernando, allego alcune foto


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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 17:15 
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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 17:17 
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Località: Cuneo
Esemplare Rio freddo


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MessaggioInviato: 1 luglio 2014, 17:18 
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Località: Cuneo
Esemplare lago Orgials rio Freddo


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