G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee

Solo il fiore che lasci sulla pianta è tuo. (Aldo Capitini)
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 Oggetto del messaggio: Epipactis tallosii subsp. zaupolensis
MessaggioInviato: 14 agosto 2013, 22:53 
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Finalmente sono riuscito a fotografare questa specie (anche se un forte vento di bora mi ha un pò fatto impazzire!), che è presente in Italia con la sola stazione di Zoppola (Pn) in Friuli.
Purtroppo questa entità è a serio rischio di estinzione, a causa del degrado al quale è sottoposto quel ristretto habitat del quale necessita per sopravvivere.
Detta molto semplicemente, i contadini proprietari degli appezzamenti che confinano con le rogge di risorgiva presso le cui sponde vegeta questa entità, arano i propri terreni sempre più in prossimità dei corsi d'acqua, deteriorando spesso in modo drastico quel metro, a volte mezzo metro di terreno tra campo/pioppeto e corso d'acqua.
La stazione locus classicus è già scomparsa, ricerche lungo le sponde delle rogge nelle vicinanze hanno consentito di trovare quest'anno meno di 20 piante in tutto; naturalmente ci si augura che ce ne siano altre o non viste o in zone non perlustrate approfonditamente; per le piante postate un ringraziamento all'amico Marco Palma che le ha trovate.

Per quanto riguarda le piante, salta subito all'occhio un particolare: pur trovandoci in pianura, ci sono ancora fiori che devono aprirsi, mentre tutte le altre specie di Epipactis sono sfiorite già da tempo; il colore è piuttosto chiaro, un verde giallino che risalta subito tra la vegetazione; le dimensioni sono piuttosto ridotte, la pianta più alta nella foto raggiunge i 35 cm, ma ho trovato piante anche di soli 10 cm.

Ps. ciao Bruno, scommetto che sei il primo ad aprire questo topic ;-) ;-)
...quando vuoi passare di qua...

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Ultima modifica di luciano r. il 14 agosto 2013, 22:58, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14 agosto 2013, 22:57 
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ciao

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MessaggioInviato: 15 agosto 2013, 5:26 
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Caro Luciano, sì...è una specie veramente interessante e particolare, che purtroppo non ho ancora mai visto. Conosco le problematiche che da tempo riguardano la sua sopravvivenza,...sarebbe veramente un peccato perdere una specie così particolare ed unica,...speriamo nella forza della Natura perché l'uomo è spesso "sordo" a queste cose :pianto:
Grazie per la bella presentazione e per la documentazione che fotografa la situazione al giorno d'oggi :okay:
Un salutone, Bruno.


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MessaggioInviato: 15 agosto 2013, 7:50 
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Ciao Luciano,
Interessante documentazione per questa rara entità di cui ho visionato soltanto pochissime immagini.
Grazie per averla presentata, dandomi così modo di poter osservare come si presenta.
Sarebbe davvero bello poterla vedere.....
Un caro saluto da
Massimo


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MessaggioInviato: 15 agosto 2013, 14:44 
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Ciao Luciano, rivedere la zaupolensis per noi è come incontrare un amico, poiché l’abbiamo seguita dalla scoperta fino al declino e poi ai primi timidi accenni di ripresa. Nel locus classicus la scomparsa va sicuramente associata al taglio delle piante, cui le Epipactis si associavano: è uno sviluppo costante di simili interventi e solo il futuro potrà rivelare se un eventuale ritorno dei pioppi riuscirà a creare le condizioni per un nuovo sviluppo della popolazione.
Vorrei ricordare che alla fine del 2010, insieme a Luciano e Silvana, abbiamo provveduto a modificare la classificazione della pianta, rinominandola Epipactis zaupolensis: infatti, a nostro vedere, porre il taxon in sottospecie a Epipactis tallosii proprio non reggeva e rappresentava invece un errore sulla base morfologica.
Riporto due stralci del protologo molto dettagliato realizzato per l’occasione, per fornire un’idea sintetica dei motivi e considerazioni, che ci hanno indotto a questa scelta.

“... Quindi, laddove esistano aspetti di affinità precisa, non esitiamo a sostenere il valore di una relazione di sottospecie, che offre due vantaggi concreti: sintetizza una nomenclatura oggi apparentemente avviata all’ipertrofia e contemporaneamente sottolinea rapporti di parentela tra le piante, utili a definire una visione più organica e correlata della realtà. Ma in presenza di forzature, con unioni affidate a caratteri trascurabili, mentre gli aspetti sostanziali paiono divergere con netta e ricorrente puntualità, riteniamo molto più corretto e chiarificatore considerare un’entità come specie, piuttosto di imporle una parentela, che stride con la realtà osservata. Dopo quattro anni di osservazioni ripetute, che ci hanno permesso di valutare la popolazione di Epipactis presente a Zoppola in diverse epoche di fioritura e con variate condizioni climatiche, e dopo anche una attenta valutazione sul campo di E. tallosii abbiamo raggiunto la convinzione che le affinità tra questi due taxa risultino più apparenti che reali, riducendosi in pratica alla sola tipologia del luogo di crescita…”

“…Comparazione tra E. zaupolensis ed E. tallosii
Nelle ripetute osservazioni degli ultimi quattro anni, abbiamo potuto fissare alcuni caratteri propri e ricorrenti nella popolazione di E. zaupolensis:
- Questa pianta presenta una certa variabilità di colore del fiore nei diversi periodi di fioritura: a luglio esso è di norma più chiaro mentre a ottobre assume una tonalità più rossastra.
- Il periodo di fioritura, come detto, è molto allungato da luglio sino a ottobre inoltrato.
- E’ pianta molto nettarifera.
- La base del peduncolo presenta prevalentemente una sfumatura, da bronzeo-rosata a rossastra più o meno intensa e più o meno estesa.
- L’infiorescenza spesso è quasi unilaterale e abbastanza densa.
- Fusto, a livello dell’infiorescenza, ricoperto di peluria fina e folta.
- Congiunzione ipo/epichilo larga.
- Fusto rossastro alla base.
- La larghezza dell’epichilo solitamente supera la larghezza dell’ipochilo.
- Due vistose protuberanze alla base dell’epichilo hanno colore tendente al rossastro.
- Epichilo di solito a punta che ribatte decisamente.

E. tallosii si differenzia invece nettamente per questi caratteri:
- Periodo di fioritura più breve (fine luglio-agosto).
- Colore del fiore bianco verdastro.
- Assenza di nettare.
- Peduncolo verde.
- Infiorescenza tendenzialmente pauciflora.
- Fusto con peluria rada.
- Congiunzione ipo/epichilo stretta e parallela.
- Epichilo e ipochilo solitamente sono della stessa larghezza, con classico aspetto a forma di 8.
- Le gibbosità dell’epichilo sono di colore verdastro.
- L’infiorescenza è lassa.
- Epichilo di forma da arrotondata a cordata, biancastro con due modesti rilievi basali verdastri, bordi lievemente sfrangiati, piani o leggermente revoluti a formare spesso una sorta di tasca in punta, ribatte leggermente… “

Naturalmente, se qualcuno desiderasse leggere l’intero protologo, basterà contattarci per riceverlo in e-mail.
E’ ovviamente possibile che tu Luciano non fossi al corrente di questa evoluzione nomenclaturale.
Nel caso però, più semplicemente, non condividessi la nostra scelta, ritenendo appropriata la determinazione originale di Epipactis tallosii subsp. zaupolensis , riterremmo molto interessante e costruttivo conoscere il tuo pensiero e le tue considerazioni a proposito. Un caro saluto a tutti Riccardo


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MessaggioInviato: 15 agosto 2013, 19:54 
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Grazie Riccardo per il tuo prezioso intervento! :applauso:
Per dare gli estremi di riferimento dei due differenti status nomenclaturali, riporto gli estremi degli articoli in questione:

Epipactis tallosii subsp. zaupolensis Barbaro & Kreutz, J. Eur. Orch. 39: 590 (2007).
Epipactis zaupolensis (Barbaro & Kreutz) Bongiorni, De Vivo & Fori, J. Eur. Orch. 42: 140 (2010)

Volevo però chiederti una cosa di carattere tecnico: una specie con un areale così limitato, secondo voi com'è giustificabile evolutivamente?
Nel senso, è più probabilmente che si tratti di un'entità in un passato geologico con un areale molto più esteso (per cui quelle attualmente note sono gli ultimi relitti superstiti) oppure è una entità di recentissima origine, che in quel particolare ambiente ha trovato un tale isolamento da sviluppare caratteri distintivi unici ed evolvere in qualcosa del tutto nuovo?

_________________
:ciaoo:
Luca

«Nomina si nescis, perit et cognito rerum» - Se si ignora il nome delle cose, se ne perde anche la conoscenza. C. Linnaeus, Philosophia botanica (1751)

«I was much struck how entirely vague and arbitrary is the distinction between species and varieties. Charles Darwin, On the Origin of Species (1859)

«This disagreement regarding bee orchid diversity represents a particularly extreme example of a phenomenon that frequently afflicts taxonomy - a dichotomy between researchers who divide natural variation into as many units as possible (splitters) and others who aggregate those subtly different units into entities that they consider to be either more easily recognised or more biologically meaningful (lumpers)» - R.M. Bateman

«Un fiore, anche il più insignificante, è la mirabile risultanza di un collaudato progetto genomico, di precisi equilibri ecologici, dell'azione congiunta del sole, del terreno, della pioggia e della rugiada, del vento e degli insetti impollinatori. Quale unica specie consapevole della complessità di questi processi e della preziosità del risultante dono, è nostro dovere promuoverne la conoscenza e prodigarci per la sua protezione» - G. Sciarretta


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Nomenclatura GIROS - Biodiversity Heritage Library - IPNI, International Plant Names Index - Kew Gardens Checklist



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MessaggioInviato: 15 agosto 2013, 22:10 
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grazie a Bruno e Max per i commenti e a Riccardo per l'esauriente spiegazione; riguardo al nuovo binomio proposto effettivamente non avevo alcuna notizia in merito, e non dispongo di informazioni per poter in qualche modo aprire una discussione, anzi ho letto tutto con moltissimo interesse e, se devo dire la verità, ho sempre nutrito qualche dubbio sul fatto che ci potessero essere delle affinità tra due specie i cui areali sono così distanti, quindi per quanto mi riguarda, conoscendo la vostra profonda esperienza nei riguardi di questo genere, non posso fare altro che condividere le vostre osservazioni

Luca Oddone ha scritto:
Grazie Riccardo per il tuo prezioso intervento! :applauso:
Per dare gli estremi di riferimento dei due differenti status nomenclaturali, riporto gli estremi degli articoli in questione:

Epipactis tallosii subsp. zaupolensis Barbaro & Kreutz, J. Eur. Orch. 39: 590 (2007).
Epipactis zaupolensis (Barbaro & Kreutz) Bongiorni, De Vivo & Fori, J. Eur. Orch. 42: 140 (2010)

Volevo però chiederti una cosa di carattere tecnico: una specie con un areale così limitato, secondo voi com'è giustificabile evolutivamente?
Nel senso, è più probabilmente che si tratti di un'entità in un passato geologico con un areale molto più esteso (per cui quelle attualmente note sono gli ultimi relitti superstiti) oppure è una entità di recentissima origine, che in quel particolare ambiente ha trovato un tale isolamento da sviluppare caratteri distintivi unici ed evolvere in qualcosa del tutto nuovo?


A mio modesto avviso, considerato che nell'ultimo secolo il terreno naturale in quella porzione di territorio è andata progressivamente riducendosi, arrivando ad oggi a limitarsi alle sole sponde delle rogge di risorgiva, credo che possa essere valida la prima ipotesi

ciao
luciano r

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MessaggioInviato: 15 agosto 2013, 23:03 
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Caro Luca, mi lusinga molto che tu possa pensare a me come la persona in grado di fornirti una soluzione rapida e sintetica alla bella domanda che poni. Ti posso però rispondere solo con qualche ipotesi e molti dubbi. Innanzitutto siamo proprio sicuri che Epipactis zaupolensis o entità ad essa apparentabili non esistano in un areale più vasto? Queste piante vivono lungo le risorgive, in mezzo ai pioppi: sino a poco tempo fa chi avrebbe mai cercato orchidee in agosto in simili ambienti? E ancor oggi in quanti sfidano afa e zanzare per effettuare una ricerca sistematica in questi luoghi. Conosco piuttosto bene il Friuli e ti assicuro che tra fiumi, risorgive e ruscelli vi sarebbero centinaia di chilometri di ambienti stupendi, in grado di ospitare la zaupolensis, ma anche tante altre Epipactis di area alluvionale. Voglio sbilanciarmi senza rete, ma io sono assolutamente convinto che Zoppola sia per ora solo una piccola punta di iceberg: l’unico vero problema è una ricerca mirata, perché onestamente le faggete dei monti in questa stagione sono molto più allettanti delle umide pianure assolate. Per capire bene come vadano le cose in questo campo, noi abbiamo scritto sulla Rivista del Giros un invito a cercare in ambienti folti e fluviali nel 2006: sono passati solo pochi anni, ma fino ad allora nessun italiano aveva visto in patria una rhodanensis, nonostante questa Epipactis avesse una diffusione enorme in Piemonte e non solo. L’Adige era ricco di bugacensis da Verona fin quasi alle sorgenti, ma nessuno se n’era mai accorto, se non fosse stato per il povero Ralph, che le vide facendo un giorno una passeggiata poco lontano da casa. Fageticola e maricae sono invece stato frutto di ricerca ostinata, ma onestamente sono al momento solo una goccia nel mare di ambienti vastissimi e adattissimi ancora inesplorati. Quindi siamo prudenti nel definire una specie ad areale limitato, perché potrebbero esserci delle sorprese.
Situazioni come quelle di Zoppola, circondate da secoli di agricoltura intensa e da ovvio taglio periodico delle piante, sono sicuramente precarie: mi pare molto improbabile ipotizzare uno sviluppo fisso in loco di una specie nuova, che non penso proprio possa avvenire in pochi anni. Mi pare più sensato che queste piante abbiano avuto e probabilmente abbiano tuttora una diffusione maggiore almeno nell’ambito del Friuli, ricco di ambienti umidi e aree ad elevata piovosità. Ti dico la verità, in un paio di occasioni noi abbiamo allargato la ricerca, ma senza successo, incontrando però luoghi spettacolarmente adatti. Questione di tempo e fortuna, ma il Friuli potrebbe rivelarsi una miniera nei prossimi anni.
Penso pure che la tua domanda ne presupponga un’altra, se cioè non si possano sfrondare le molte specie di Epipactis di area alluvionale, soprattutto quando rappresentate da micropopolazioni, cercando di accorpare taxa, che condividono gli stessi ambienti. E’ un problema che ci siamo posti e molto seriamente. Ed è un aspetto che molti paiono non comprendere, ma il proliferare di specie ad esempio in Ophrys e in Epipactis ha radici completamente diverse. In Ophrys pare prevalere il gusto di sottolineare il particolare minimo in popolazioni spesso frammiste. In Epipactis invece le popolazioni di nuove specie sono in genere isolate, ma soprattutto ci si deve arrendere a creare la specie perché le differenze sono cospicue, spesso totali e a proporre delle sottospecie c’è da prendersi degli asini.
Questo è particolarmente vero con le Epipactis di area alluvionale: mettere la maricae in sottospecie di Epipactis nordeniorum ha richiesto uno studio sfibrante, ma era proprio l’unica specie con cui potesse condividere una parte dei caratteri. Anche a noi appare strano che taxa legati ad ambienti così particolari ed omogenei non debbano condividere almeno alla lontana una comunanza genetica, ma la realtà morfologica è di una differenziazione netta e senza possibili scorciatoie. Quindi una nomenclatura morfologica non può che trarne le conseguenze. Temo di avere un po’ girato attorno alla tua domanda, come si fa con i paletti nello slalom speciale, ma ti assicuro di essere stato volonteroso nel dirti quel poco che ho capito sinora. Ciao Riccardo


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MessaggioInviato: 16 agosto 2013, 16:11 
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Discussione molto interessante!
E' sempre un piacere di leggere gli esperti di Epipactis come te, Riccardo, o come Luciano (Bongiorni) che purtroppo interviene poco su questo forum...
Spesso penso questo : spero che Luciano e Riccardo stanno preparando un libro sulle Epipactis d'Italia! Lo comprerei subito...


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MessaggioInviato: 16 agosto 2013, 21:08 
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Alex ha scritto:
Discussione molto interessante!
E' sempre un piacere di leggere gli esperti di Epipactis come te, Riccardo, o come Luciano (Bongiorni) che purtroppo interviene poco su questo forum...
Spesso penso questo : spero che Luciano e Riccardo stanno preparando un libro sulle Epipactis d'Italia! Lo comprerei subito...


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